Infortunistica e prevenzione AXA festeggia i 40 anni. Nell’intervista il responsabile del settore Michael Pfäffli offre un interessante spaccato della propria attività, cioè su come il lavoro di ricerca e prevenzione svolto dal suo team contribuisce a prevenire gli incidenti e salvare vite umane. Si parla inoltre dei crash test AXA, dei nuovi orizzonti per la ricerca infortunistica e di una previsione per il futuro.
Diciamo che in me è perfettamente presente il ricercatore, curioso di individuare causa ed effetto e di comprendere i nessi. In realtà non penso che si possa veramente pianificare una carriera di questo tipo; in ogni caso l’interesse per la mobilità e la passione per i veicoli sono requisiti importanti.
Il nostro team ha una composizione eterogenea e questo per me è fondamentale. Abbiamo ingegneri, biomeccanici, informatici aziendali ma anche persone che operano sul campo e vantano conoscenze specifiche, ad esempio in ingegneria forense. Io stesso ho una formazione in scienze sociali con un background in ricerca di mercato.
Per quanto riguarda il lavoro di squadra, nonostante i compiti diversi, abbiamo un obiettivo comune: migliorare la sicurezza stradale in Svizzera. Il nostro scopo di ricercatori in campo infortunistico è ridurre il numero degli incidenti: un compito enorme e molto difficile, che non può essere risolto da soli, ma solo unendo le forze.
Raccogliamo dati relativi ad autoveicoli e incidenti, li analizziamo e li interpretiamo, traendo le dovute conclusioni. Queste si traducono poi in raccomandazioni di prevenzione.
L’ingegneria forense ci consente di registrare le tracce digitali delle auto incidentate: le leggiamo e le interpretiamo, cercando di ricostruire l’incidente e chiarendo la questione delle responsabilità.
Alcuni di noi operano come tecnici in gran parte sul campo, poiché periziano e ispezionano i veicoli incidentati. A loro volta altri si recano presso i clienti o forniscono consulenza sul territorio alle aziende in materia di sicurezza stradale e prevenzione incidenti.
«I crash test AXA sono una parte importante del nostro lavoro e ci consentono di raccogliere molti dati preziosi»
Sì, i crash test AXA sono una parte importante del nostro lavoro e ci consentono di raccogliere molti dati preziosi. In questo modo puntiamo anche a rendere tangibile il significato dell’opera di ricerca. Svolgiamo analisi su diverse tematiche e collaboriamo a progetti di ricerca nazionali e internazionali.
In primo luogo la digitalizzazione, che ha portato una rivoluzione anche in questo campo, ad esempio per la ricostruzione degli incidenti. La tracceologia in precedenza era un ambito molto complesso: la dinamica del fatto doveva essere desunta dalle impronte di frenata, dalla posizione delle vetture e dalle deformazioni.
Oggi le tracce digitali prodotte da un incidente aiutano a comprendere in dettaglio come si sono svolti i fatti e a ricostruirli. Abbiamo una superiore quantità di dati e informazioni più precise, che ci consentono di avere maggiori certezze sulle responsabilità e sulle perizie degli incidenti.
L’obiettivo ultimo era e resta ancora oggi ridurre il numero degli incidenti. Uno sguardo alle nostre statistiche mostra che la sicurezza sulle strade è notevolmente aumentata negli ultimi 40 anni: dal 1981 la frequenza dei sinistri è diminuita di quasi il 50%. La statistica dei decessi nella circolazione stradale è ancora più significativa: anche il numero di morti sulle strade è sceso negli ultimi 40 anni, ma di oltre l’80%.
In linea generale tuttavia qualunque vittima della strada è di troppo; e anche se la sicurezza ha compiuto passi da gigante, non siamo ancora giunti al traguardo.
Effettivamente stiamo assistendo a un nuovo fenomeno: si verificano meno incidenti, certo, ma il loro costo aumenta progressivamente. Questo perché le vetture moderne montano sempre più sistemi di assistenza che operano tramite sensori, videocamere o radar altamente sensibili. A questo punto anche un semplice tamponamento, con danno totale al paraurti, può rivelarsi molto caro da sostenere.
A livello di ricerca infortunistica stiamo verificando quale possa essere il nostro contributo per contrastare questo andamento sfavorevole. Ci stiamo ad esempio avventurando su un terreno vergine per noi, cioè la ricerca sulle riparazioni: vogliamo capire in quali casi la riparazione sia meglio della sostituzione di determinati pezzi. Meglio non solo per il portafogli ma anche per l’ambiente, quindi quale sia la soluzione più sostenibile.
Ci sono due forti trend di cui ci stiamo già interessando: l’elettromobilità e la guida autonoma. Da ricercatore di infortunistica mi pongo le seguenti domande:
Su entrambe le questioni disponiamo di primi indicatori molto interessanti. Nel caso dei veicoli elettrificati di grandi dimensioni e potenza constatiamo una frequenza sinistri significativamente più elevata rispetto ai mezzi dotati di motore a combustione. Dobbiamo capire meglio a cosa sia dovuta esattamente questa discrepanza e quale sarà l’andamento futuro.
Certamente contribuirà alla sicurezza. Si spera che i sistemi di assistenza supplementari richiesti da tale tecnologia possano portare all’ulteriore riduzione degli incidenti.
Gli spostamenti con auto sempre più intelligenti produrranno ulteriori sfide. Certamente la guida semiautonoma comporterà rischi di tipo nuovo: non è escluso che alla fine vi saranno più incidenti, causati ad esempio nel momento in cui il pilota automatico cede il volante al conducente in carne e ossa. Lo evidenziano chiaramente anche studi dell’ Ufficio federale di statistica . I vantaggi della nuova tecnologia supereranno la perdita di sicurezza soltanto quando la guida sarà completamente automatizzata [fonte: Automatisiertes Fahren. Auswirkungen auf die Strassen-Verkehrssicherheit (Guida autonoma e ripercussioni sulla sicurezza stradale.) EBP 2018].
La «vision zero», una mobilità senza incidenti: questo è naturalmente uno degli obiettivi perseguito da noi ricercatori di infortunistica ed esperti di prevenzione. Cerchiamo di avvicinarci a questo traguardo unendo le forze.
In particolare vorrei proteggere gli utenti vulnerabili come i bambini, che sono ancora inesperti nell’affrontare il traffico stradale e non sono in grado di valutare i pericoli come gli adulti. I più piccoli vanno aiutati: questo è il mio sogno nel cassetto, ma anche uno dei nostri compiti di prevenzione.