Collaboratori e previdenza

Come si gestiscono i collaboratori con problemi psichici?

Condividere su Facebook Condividere su Twitter Condividere su LinkedIn Condividere su Xing Convididere per e-mail

Il mondo del lavoro cambia continuamente e i dipendenti faticano sempre più a sentirsi all’altezza dei requisiti posti dalle aziende. Anche la progressiva digitalizzazione può creare ansia e stress. Un lavoratore su quattro in Svizzera presenta sintomi di disagio psichico.

Sono numerose le forme di malattie e disturbi di tipo psicologico: le nostre check-list per dirigenti vi aiutano a individuarli per tempo. In questo articolo ci concentriamo sulla gestione del personale che presenta sintomi di burnout e soffre di depressione. Date alla tematica dell’igiene mentale il giusto spazio in azienda, con l’obiettivo di aumentare produttività, motivazione ed efficienza dell’intera organizzazione.

Rispondiamo alle seguenti domande: 

  1. Quali sono i disagi psicologici sul posto di lavoro?
  2. Come faccio a capire se un soggetto soffre di sindrome da burnout?
  3. Quando e come posso affrontare i problemi con il dipendente?
  4. Cosa fare se i collaboratori affetti da patologie psichiche non vogliono farsi aiutare?
  5. Che cosa prevede l’assicurazione professionale in caso di burnout o depressione?
  6. Conclusioni: i cinque consigli d’oro per i dirigenti

Quali sono i disagi psicologici sul posto di lavoro?

Un’elevata pressione lavorativa, interruzioni continue dell’attività, problemi di conduzione e nel team possono costituire cause importanti di stress psichico. Ma anche la mancanza di apprezzamento da parte dei superiori, scarsa fiducia o conflitti irrisolti pregiudicano il benessere mentale del personale. Spesso i disagi non sono riconducibili solo alla situazione sul posto di lavoro, ma risultano da un’interazione, gravida di conseguenze, fra stress in azienda e problemi personali. E quand’anche gli stress psichici abbiano origine nella sfera privata, non sono un problema che afferisce soltanto il contesto personale ma danneggia gli interessati anche sul fronte professionale. Per questo il datore di lavoro è comunque tenuto a intervenire.

La cause più frequenti di problemi psichici sul posto di lavoro

  • Organizzazione del lavoro (cultura aziendale, prospettive, partecipazione)
  • Compiti e responsabilità non in linea con le capacità del collaboratore (soggetto ipersollecitato o poco stimolato)
  • Conflitti durevoli e irrisolti nel team e/o con il superiore
  • Mancanza di trasparenza nella comunicazione e nella conduzione; decisioni e compiti poco chiari
  • Volume di lavoro troppo elevato e tempistiche pressanti per un periodo prolungato; stress cronico
  • Stress digitale dovuto a utilizzo e onnipresenza di tecnologie e relativo fiume di informazioni

Come faccio a capire se un soggetto soffre di sindrome da burnout?

In genere i dirigenti percepiscono rapidamente le modifiche del comportamento, della modalità di lavoro e della capacità di relazionarsi di un collaboratore. I singoli sintomi potrebbero non creare immediatamente preoccupazione: ma non appena cominciano ad accumularsi, è opportuno alzare il livello di attenzione.

Sintomi di una sindrome da burnout sul posto di lavoro

I sintomi di una sindrome da burnout sono molteplici e possono avere diverse cause. Per riuscire a reagire in fase iniziale, il superiore deve essere attento ai seguenti possibili sintomi precoci di stress mentale presso i collaboratori:

Prestazioni lavorative

  • Riottosità verso i superiori
  • Sottrazione ai colloqui periodici
  • Assenza di motivazione, calo della creatività
  • Iniziale iperattività durante l’orario di lavoro
  • Lavoro senza pause, anche in orario serale e nel fine settimana, spesso senza valore aggiunto per la prestazione
  • Elevato accumulo di ferie e ore supplementari
  • Numerose assenze brevi
  • Prestazioni sempre più irregolari e frequenza errori in aumento
  • Difficoltà di concentrazione e amnesie
  • Resistenza alle novità, incapacità di apprendere cose nuove
  • Variazioni nel performance management

Vita sociale

  • Irritabilità, conflittualità e cinismo crescenti
  • Autoisolamento nel team, il collaboratore ad esempio evita la compagnia nelle pause
  • Problemi relazionali a livello privato e/o sul lavoro
  • Disinteresse per la gestione risorse: hobby, salute, vita sociale, aspetto esteriore
  • Difficoltà decisionali

Condizione emotiva e di salute

  • Disturbi del sonno, se noti
  • Incremento dei malanni fisici, in particolare emicrania o disturbi gastro-intestinali
  • Sbalzi d’umore
  • Abbattimento, ipersensibilità
  • Impressione di impotenza e disperazione
  • Iperreazioni già sui dettagli

Se un collaboratore sta andando verso il burnout, cominciano a manifestarsi in genere uno o più sintomi di quelli elencati sopra.

Quando e come posso affrontare i problemi con il dipendente?

In campo lavorativo la tematica dello stress psichico è ancora oggi segnata da tabù e i soggetti colpiti temono la stigmatizzazione e il licenziamento. Ma ignorare problemi palesi peggiora la situazione. Per tutti. Se si sospetta che un collaboratore soffra un disagio psichico, è importante affrontare la questione. Vi spieghiamo come.

Non è semplice affrontare problemi evidenti di una persona in totale buona fede: occorrono empatia, discrezione e una buona preparazione. I dirigenti non devono ignorare i sintomi di una sindrome da burnout, di una depressione o di altre patologie di ordine mentale, poiché queste possono avere conseguenze imprevedibili per i soggetti interessati, ma anche per il team e l’azienda. Quanto prima si reagisce, ad esempio con un colloquio, tanto meglio. Nel migliore dei casi questo può addirittura agevolare il decorso della malattia e migliorare le possibilità di successo della terapia.

Guida per datori di lavoro e dirigenti: colloquio con il collaboratore in caso di sintomi di burnout

In generale è importante che il dirigente crei un clima di fiducia e una cultura della valorizzazione e della trasparenza nel team. Sfruttate i «periodi buoni» per investire in una cultura della trasparenza, create una base per colloqui aperti quando i collaboratori non stanno bene.

Monitorate i sintomi di burnout, depressione o altre patologie psichiche presso i collaboratori: in questo caso occorre prima di tutto cercare attivamente il dialogo con la persona interessata. Parlate a quattr’occhi con il collaboratore e spiegategli la vostra preoccupazione, quindi fissate un colloquio in atmosfera rilassata e senza stress di orario.

  1. Ricavate spazio e tempo: siete dirigenti, fate in modo di creare un’atmosfera tranquilla e priva di stress. Conducete il colloquio in un locale appartato oppure uscite all’aperto e fate una passeggiata. Programmate un periodo di tempo sufficiente in modo da non dover interrompere bruscamente il colloquio a causa di una riunione imminente. 
  2. Ascoltate senza pregiudizi: evitate di trarre conclusioni rapide (es. una diagnosi) e ascoltate il vostro interlocutore.
  3. Evitate i messaggi in prima persona: «Io mi preoccupo per Lei / te!». Segnalate la vostra disponibilità e parlate di offerte di sostegno concrete che avete individuato in preparazione al colloquio. La Fondazione Pro Mente Sana fornisce informazioni dettagliate e assistenza competente. In quanto organizzazione indipendente per la salute mentale, essa rappresenta in Svizzera il punto di riferimento per le persone affette da disturbi psichici, i loro familiari e gli specialisti. L’importante è che nel colloquio vengano immediatamente eliminati i timori di una possibile perdita del posto di lavoro. Sottolineate che l’idea è di trovare insieme una soluzione.
  4. Concordate una scadenza per un nuovo colloquio: è probabile che nel primo emergano contenuti molto intensi ed elevata emotività, quindi ambo le parti hanno bisogno di tempo per elaborare ciò che è stato espresso. Con un nuovo colloquio dopo tre - cinque giorni potete avere un riscontro e discutere insieme ulteriori misure e proposte di assistenza.

Cosa fare se i collaboratori affetti da patologie psichiche non vogliono farsi aiutare?

Non tutti i collaboratori vorranno parlare dei propri problemi sul posto di lavoro. I timori di stigmatizzazione o addirittura di repressione, che una diagnosi di malattia psichica come la depressione comporta, sono grandi. Questo può frenare il dipendente a esporre il suo problema di burnout e parlare del relativo trattamento con il dirigente. È diritto di ciascuno rivelare di sé ciò desidera. Obbligare qualcuno in tal senso peggiorerebbe le cose. 

In questo caso incoraggiate il collaboratore a cercare assistenza presso un servizio indipendente. A seconda delle dimensioni dell’azienda vi possono essere uffici interni di care management. Oppure rinviate la persona a un servizio specializzato esterno come Pro Mente Sana.

Qualora il collaboratore soffra da tempo di problemi psichici o addirittura sia già in malattia, un aiuto può venire dal care management dell’assicurazione d'indennità giornaliera in caso di malattia o dal competente ufficio AI.

I vantaggi del management della salute in azienda (MSA) sono riportati qui

Che cosa prevede l’assicurazione professionale in caso di patologia psichica?

Ai sensi di legge il datore di lavoro è tenuto a versare il salario al dipendente malato per un determinato periodo. Questa norma ha una motivazione sociopolitica e rientra nell’obbligo di assistenza dell’azienda nei confronti del personale. A determinare la durata concreta dell’obbligo legale di versamento dello stipendio è – oltre a una convenzione contrattuale di versamento continuato del salario – la durata di servizio e il cantone in cui opera un’impresa. Per i dipendenti nel primo anno di servizio la durata è di tre settimane mentre per quelli di lunga data è di max 46. La durata viene determinata per mezzo della scala zurighese, bernese o basilese.

L’assicurazione (facoltativa) di indennità giornaliera in caso di malattia eroga le prestazioni in denaro (= indennità giornaliere) una volta trascorso il periodo di attesa pattuito con l’azienda: ove sussista dunque una malattia, l'assicurazione garantisce la continuità di pagamento del salario.

Conclusioni: i cinque consigli d’oro per i dirigenti

Gli esperti di AXA e Pro Mente Sana consigliano:

  1. Il top management deve fornire un impegno strategico per la salute mentale.
  2. Tutto il personale direzionale deve frequentare il corso ensa «Colloqui di primo soccorso per dirigenti». L’obiettivo è imparare a capire la salute dei collaboratori e a reagire per tempo ai cambiamenti.
  3. Il 20 per cento del personale deve frequentare un corso di assistenza ensa per la salute mentale. Devono essere sempre visualizzabili (in formato digitale) le check-list con i principali sintomi di malattie psichiche. L’obiettivo è che ogni team abbia modo di rilevare lo stato di malessere di un collega: parlando al soggetto interessato, aumentano le possibilità di guarigione.
  4. I formatori professionali devono conoscere i sintomi delle patologie mentali nei giovani ed essere quindi consapevoli della particolare vulnerabilità di questa fascia di età.
  5. In azienda deve esistere un punto di riferimento riservato e competente per i collaboratori affetti da sindrome da burnout e altre patologie psichiche.

Articolo correlato

AXA e lei

Contatto Avviso sinistro Offerte di lavoro Media Broker myAXA Login Valutazioni dei clienti Portale officine Abbonarsi alla newsletter myAXA FAQ

AXA nel mondo

AXA nel mondo

Restare in contatto

DE FR IT EN Avvertenze per l'utilizzazione Protezione dei dati / Cookie Policy © {YEAR} AXA Assicurazioni SA

I cookie e tool di analisi che utilizziamo ci permettono di migliorare la vostra fruizione del sito, personalizzare la pubblicità di AXA e dei suoi partner pubblicitari e mettere a disposizione funzioni social media. Purtroppo con Internet Explorer 11 non è possibile modificare le impostazioni cookie dal nostro Centro preferenze cookie. Se desiderate modificare tali impostazioni vi preghiamo di usare un browser aggiornato. Utilizzando il nostro sito Internet con questo browser acconsentite all’utilizzo di cookie. Protezione dei dati / Cookie Policy